Un robot che non solo affianca il lavoratore in fabbrica, ma è in grado di ‘percepirne’ lo stress e di modificare di conseguenza i propri comportamenti per metterlo più a proprio agio.

Ecco l’innovazione a cui punta il progetto Mental Health promotion of cobot Workers in Industry 4.0, ideato dall’Area di tecnologie applicate dell’IRCCS Medea di Bosisio Parini (Lecco). Un’innovazione riconosciuta dall’Unione Europea: il progetto ha vinto un bando Horizon 2020.

Il contesto

Si chiamano cobot e sono i robot che collaborano con l’uomo: sono già una realtà nell’industria 4.0 e con i loro partner umani condividono spazi di lavoro e mansioni. Sinonimo di innovazione tecnologica e digitale, sono colleghi di lavoro autonomi, capaci di interagire e di apprendere.

La previsione è di una loro crescita in industria e settore manifatturiero, per liberare i lavoratori dai compiti più gravosi e usuranti. Ma con quali conseguenze sulla motivazione e sul benessere dei lavoratori? Ecco la domanda che si è posto l’IRCCS lombardo, insieme ad altre ovvero: quali sfide sociali attendono il mondo delle piccole e medie imprese e dell’industria? Come far sì che la parte più vulnerabile della forza lavoro – cioè l’uomo – sia tutelata dal punto di vista della salute mentale?

Alta tecnologia al servizio della persona

La risposta potrebbe essere rappresentata dal progetto di MindBot, un robot collaborativo che si accorge dello stato di stress del lavoratore e modifica la sua interazione con l’uomo per metterlo più a suo agio; capisce quando è il momento di rallentare e prendersi una pausa o quando invece è possibile spingere sull’acceleratore.

Il kick-off meeting con i partner italiani ed europei si è tenuto a Bosisio Parini a fine gennaio.

Il progetto avrà una durata di tre anni. Tra le sue peculiarità quella di coinvolgere anche soggetti con autismo, che potrebbero essere tra i beneficiari dell’innovazione tecnologica prodotta.

“Puntiamo a sviluppare modelli di impiego lavorativo adeguati alle capacità delle singole persone – spiega infatti Gianluigi Reniideatore del progetto e Responsabile dell’area di ricerca in tecnologie applicate del Medea -: modelli utili anche per soggetti con diagnosi di disturbo dello spettro autistico”.

“MindBot fonda le sue radici sia sulle competenze ingegneristiche, sia sull’attività di ricerca del Medea nel campo dell’inserimento nel mondo del lavoro di soggetti con disabilità”, sottolinea anche il Direttore scientifico del Medea Maria Teresa Bassi -: un esempio di alta tecnologia al servizio della persona”.

Ricerca e industria: i partner europei

Il gruppo di ricerca comprende partner con specifiche competenze in psicologia, organizzazione aziendale, riabilitazione, interfaccia cobot-operatore umano, intelligenza artificiale, sensoristica wearable, oltre a una delle maggiori aziende europee produttrici di robot e a un Ministero del lavoro.

Oltre al coordinatore IRCCS Medea, partecipano infatti al progetto l’Università degli Studi di Milano, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (istituto di Sistemi e Tecnologie Industriali Intelligenti per il Manifatturiero Avanzato STIIMA, Unità di Lecco), l’impresa belga Biorics NV, il centro di ricerca sull’intelligenza artificiale tedesco DFKIl’Università croata di RiJeka, l’azienda tedesca produttrice di robot Kuka, l’Università tedesca di Augsburg e il Ministero del lavoro croato.

Gli obiettivi

L’approccio multidisciplinare consentirà di esplorare tutti gli aspetti del lavoro – tecnologici, relazionali e organizzativi -, utilizzando indicatori soggettivi e oggettivi (come misure di autovalutazione e sensori) e permetterà di identificare fattori di protezione e di rischio per la salute mentale durante l’attività con i cobot.

Un’attenzione specifica sarà data all’impiego dei cobot per facilitare l’inserimento lavorativo di persone con diagnosi di disturbo dello spettro autistico.

Tra gli obiettivi, la definizione di linee guida organizzative per la progettazione di un ambiente di produzione basato sul cobot; la realizzazione del prototipo di MindBot; la definizione di un modello occupazionale per le persone con diagnosi di disturbo dello spettro autistico che lavorano nelle piccole e medie imprese manifatturiere che adottano cobot.

Sopra un’immagine del team MindBot (©KukA)